giovedì 8 febbraio 2007

Gli scheletri nell’armadio di Omnia

Omnia Network, società di Outsourcing tecnologico e gestione di Call Center, se tutto va bene sarà la prima matricola di Piazza Affari 2007. Borsa Italiana ha appena dato l’ok e quando arriverà il nullaosta di Consob l’offerta potrà partire.
Global coordinator, sponsor e responsabile del collocamento per l'offerta pubblica è Banca Imi (nel frattempo Sawiris acquista Tim Hellas, valutata 3,4 mld di euro, pagando 500 mln di euro finanziati dalla stessa Banca Imi, per il resto accolandosi un debito netto pari a 2,9 mld di euro. N.d.r. Che strano...Banca Imi è contemporaneamente sponsor/responsabile del collocamento in Borsa di Omnia e finanziatore di Sawiris?); co-sponsor è Intermonte Sim. Advisor legale è Dewey Ballantine, mentre il global coordinator è assistito da Freshfields Bruckhaus Deringer. Advisor finanziario è Gallo & C.
Ma chi sono gli azionisti? Ecco l’elenco completo: Okv 45% e con quote minori Art Invest Limited, Technology 13 ltd, Lestia ltd, Knightley ltd, Technology 22 ltd, Lavender ltd, Plot Twenty-Three ltd, Gesler Kft.
Non ce n’è uno che sia italiano. Non ce n’è uno che sia investitore istituzionale. Sono tutte “scatole” societarie off-shore.
Questi venderanno le azioni, faranno meritate plusvalenze e non pagheranno tasse. Nulla di vietato, a questo servono i paradisi fiscali tant’è che il “pacchetto” lo confezionano fiduciari o commercialisti specializzati, spesso svizzeri.
Ma allora tra le molte pagine superflue dei prospetti informativi non ci starebbe male un capitolo che obbligasse a spiegare quando, perché, a che prezzo e con quali vantaggi la proprietà ad un certo punto finisce lontano dal fisco italiano.

FONTI:
“Omnia Network, la matricola 2007 in paradiso (fiscale)”,
Corriere della Sera 07/02/07
“Omnia Network: matricola in «pole» a Piazza Affari”,
http://www.denaro.it/
“Sawiris torna alla carica su Tiscali”, Il Sole 24 Ore 08/02/07

15 commenti:

Anonimo ha detto...

ma guarda te se dobbiamo fare noi ciò anziche le autorità competenti...

Anonimo ha detto...

Ecco, la solita porcheria.

Anonimo ha detto...

Pazzesco... è tutto un magna magna alle spalle di noi poveri lavoratori!!!!!

Anonimo ha detto...

NO COMMENT
Sawiris compra Tim Hellas

Un affare da 3, 4 miliardi

(ANSA) - ROMA, 7 FEB - Il miliardario egiziano Naguib Sawiris, che in Italia controlla Wind, ha raggiunto un accordo per l'acquisizione di Tim Hellas.Si tratta di un'operazione che valuta il terzo operatore di telefonia mobile greco circa 3,4 miliardi di euro. Lo dice l'agenzia Bloomberg citando una nota. Sawiris, attraverso la holding Weather Investments, paghera' 500 milioni di euro e si accollera' un debito netto pari a 2,9 miliardi. A vendere sono i fondi Apax Partners Worlwide e Texas Pacific Group.

Anonimo ha detto...

DAMIANO SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAA

CONSOB SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAA

Anonimo ha detto...

c'é il nullaosta consob, ormai il ballo é iniziato probabilmente chi ha il compito di vedere certe cose si e' volontariamente distratto, o meglio non ha interesse di vederle.

Anonimo ha detto...

"quando arriverà il nullaosta di Consob l’offerta potrà partire"

...

Metamorfosi ha detto...

Mancano solo Sam "mani di merda"
e Tom "schiena di legno" per completare il quadro.....

Anonimo ha detto...

Sawiris: il faraone, i debiti e i costi di transazione

di ALBERTO STATERA

Se il Faraone finirà sepolto sotto una piramide di debiti, come non sembra improbabile, nel mausoleo rischiano di finire con lui Silvio Berlusconi, Domenico Siniscalco, Paolo Scaroni e Tommaso Pompei.
Il Faraone, come tutti sanno al Cairo e a Baghdad e adesso anche a Roma, è il cinquantenne egiziano Naguib Sawiris, novantesimo uomo più ricco del mondo, secondo la classifica di "Forbes". Cristiano copto, figlio di Onsi, che era titolare di un'impresa di costruzioni nazionalizzata negli anni Sessanta da Nasser, Naguib è oggi a capo del gruppo Orascom, che controlla attività turistiche, di costruzione, ma soprattutto Mobinil, leader del mercato egiziano dei telefonini. Naguib, come tutti i faraoni, non è proprio verecondo e a un giornalista ha confidato: "Vuoi andare fuori a cena ? Il posto più bello è il mio. Vuoi comprare un computer ? E' mio. Vuoi fare una telefonata su rete mobile? E' mia".
A questo tipo, che si è dichiarato il più grande finanziatore di Arafat e dell'Olp, ma che traffica con gli americani e che ha vinto la gara per la telefonia mobile in Iraq con robusti sospetti di tangenti, l'Enel e il governo italiano, che ne è e ne resta azionista, hanno venduto Wind, la rete sulla quale operano carabinieri e polizia. Prezzo, qualcosa come 11 miliardi di euro, la più grossa operazione del genere che si ricordi in Europa.
Sawiris sarà pure un faraone, ma l'ultimo valore conosciuto della sua compagnia egiziana è di 342 milioni di euro, meno dei "costi di transazione" per l'acquisto di Wind.
Ora "Il Sole24Ore" ci ragguaglia sul fatto che la metà delle banche europee rifiuta di sottoscrivere il "senior loan" di Wind per un finanziamento complessivo di 9 miliardi, ai quali si aggiungono 1,2 miliardi di Weather, la holding di Sawiris. Pare che le banche organizzatrici del prestito, cioè San PaoloImi, Abn Amro e Deutsche Bank stiano vedendo i sorci verdi.
Ma come dar torto ai renitenti del "senior loan", dal momento che Sawiris, oltre ad essere lievemente affannato finanziariamente, nell'affare Wind si muove di conserva con Nadhmi Auchi? Questo tipo, iracheno di nazionalità inglese, noto come non proprio raccomandabile alle Intelligence di tutto il mondo, faceva affari di tutti i tipi comprese le armi con suo cugino Saddam Hussein . Condannato a quindici mesi di carcere dalla Corte d'appello di Parigi per l'affare Elf, era già spuntato in Italia ai tempi di Mani Pulite, quando quel gentiluomo del banchiere Francesco Pacini Battaglia rivelò che Auchi aveva pagato tangenti per costruire un gasdotto in Iraq. Storie parallele di gentiluomini.
Ma il personaggio che più c'intriga in tutta la vicenda Wind si chiama Alessandro Benedetti. Che non è il medico umanista padovano del 1400, né il noto virtuoso batterista. Questo Benedetti qui è un quarantaquattrenne giovanotto di Sassuolo, fin qui ignoto ai più, ma fortunato neoospite nel salotto di Maria Angiolillo insieme a Vincenzo De Bustis, come hanno rivelato Gomez e Lillo sull' "Espresso".
Ha qualche pregressa accusa di bancarotta e relativi giorni di carcere, ma chi non ne ha? Lui si è dichiarato ex "cassiere estero del gruppo Ligresti" e pare sia il regista dell'operazione Wind. Costi di transazione: 400 milioni di euro. Almeno 150 milioni più del normale. Trecentodieci alle banche. E gli altri 90? Chiedetelo a Benedetti. O magari a Scaroni, Pompei o, perché no?, al ministro Siniscalco, che, se resterà al Tesoro, si ritroverà come soci il Faraone sepolto nella piramide dei debiti e il simpatico cugino di Saddam. All'insegna dell'italianità perorata dal governatore Fazio.
DA REPUBBLICA.IT

Anonimo ha detto...

complimenti allo stato italiano ancora una volta mette in pericolo tutti noi !! come leggete un po' e non stupitevi troppo !

anche hamas e finanziatore dell'operazine enel wind

Il capitalismo di burro non sa difendersi da solo ALBERTO STATERA
Mentre si cianciava di italianità delle banche, di reciprocità europea nelle acquisizioni e nelle concentrazioni, di protezionismi e barriere nazionali, l'Enel e il governo italiano vendevano Wind a un signore egiziano, Naguib Sawiris, detto il Faraone, che ripetutamente si è dichiarato il più grande finanziatore di Arafat e dell'Olp. Ora, con qualche mese di ritardo, la politica si accorge che quell'operazione può mettere a rischio la «sicurezza nazionale», come hanno lasciato intendere all'unisono il presidente della Commissione Difesa della Camera Luigi Ramponi (An) e il presidente del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi Segreti Enzo Bianco (Margherita). Si dà infatti il caso che alcune comunicazioni «strategiche» del paese, quelle di carabinieri e polizia, transitino su linee InfostradaWind. E si sospetta che il Faraone, il quale ha anche vinto la gara per la telefonia mobile in Iraq e che si muove quasi sempre di conserva con Nadhmi Auchi, cugino di Saddam Hussein ben noto alle intelligence di mezzo mondo, non sia il gioiello di affidabilità cui consegnare una società considerata «strategica». Men che meno lo sarà se, come sembra, Hamas entrerà indirettamente in Wind attraverso il Palestine Investment Fund, che ha una partecipazione in Orascom, la società di telecomunicazioni di Sawiris. Il caso Wind è la prova di quanto italianità e reciprocità europea, evocate nelle partite Popolare di LodiAbn Amro, BnlBbva e EnelSuez, siano concetti provinciali e obsoleti che avvolgono in una nube autoconsolatoria il capitalismo italiano fatto di burro, la preda più indifesa che c'è in Europa.

Anonimo ha detto...

insomma, il tutto si potrebbe ricondurre anche tra l'altro al finanziamento del terrorismo internazionale?
Che schifo.... che schifo.... ma in che razza di paese di merda viviamo
.. hanno venduto Wind pur sapendo a chi la vendavano...
emmo' è cicciata pure questa OMNIA da mettere in Borsa...ma da quello che ho letto qui non sembra italiana... e pure in questa c'entra l'egiziano.... ho capito... ho capito.... e qui il mercato globale non c'entra una mazza
Questo se la fa con i terroristi, cacchio!!! rispediamolo al paese suo a fare danno!!!!

Anonimo ha detto...

insomma...visto che Wind potrebbe finire sommersa dai debiti...quasi quasi è meglio se ce ne andiamo di là.....................

Anonimo ha detto...

dire scheletri e' poco !!

Wind: lo strano partner di Sawiris
Sarebbe il cugino milionario di Saddam
dal "Foglio"
Nadhmi Auchi, finanziere iracheno con nazionalità inglese, è salito alla ribalta delle cronache internazionali nel 2003 per essersi aggiudicato l'appalto per la costruzione della rete Gsm in Iraq. Nello stesso anno, Auchi è però diventato noto per essere stato al centro di uno scandalo: l'arresto a Londra con l'accusa di corruzione che coinvolgeva la compagnia petrolifera francese Elf-Aquitaine.
Auchi, in questo periodo, è tornato nuovamente a far parlare di sé per essere il compagno d'affari dell'egiziano Najib Sawiris, il numero uno del colosso telefonico Orascom, da poco diventato proprietario dell'operatore italiano, Wind. Sawiris - secondo il Financial Times - starebbe incontrando grandi difficoltà nel convincere le banche finanziatrici dell'operazione italiana a sottoscrivere gli oltre 9,3 miliardi di euro necessari per completare l'acquisizione del gruppo di telefonia. L'ingresso di un personaggio, seppur dal passato poco trasparente, potrebbe pertanto risolvere parte dei problemi finanziari di Sawiris.
Le autorità statunitensi stanno ora cercando di fare luce sulla vittoria di Orascom in Iraq: Auchi è uno dei soci più importanti del gruppo Tlc, guidato da Sawiris. Il tycoon sarebbe inoltre al corrente di informazioni riguardanti un giro di tangenti milionarie pagate a funzionari americani, inglesi e iracheni a Baghdad. Il gruppo Orascom e Auchi hanno più volte dichiarato la propria estraneità al caso. Resta però il fatto che sul miliardario iracheno pesano i sospetti, non ancora dissipati, di un giro di bustarelle che avrebbe consentito a Sawiris di costruire la rete di telefonia mobile irachena.
Nell'ultima classifica stilata dal mensile statunitense Forbes, Auchi si è posizionato al 620esimo posto ed è la settima persona più ricca della Gran Bretagna con un patrimonio pari a un miliardo di dollari, lontano dalla famiglia Sawiris che con oltre cinque miliardi di dollari si è classificata al 91esimo posto assieme ai fratelli banchieri di origine libanese Joseph e Moise Safra. La volontà di tornare a guadagnare come negli anni Ottanta potrebbe aver spinto il tycoon iracheno ad aiutare Sawiris ad acquistare l'operatore di telefonia italiano. Auchi ha cercato di mantenere un basso profilo, fatta eccezione per il faraonico matrimonio dell'unico figlio maschio, Tameem, organizzato a Londra lo scorso mese di luglio.
Secondo quanto riportato dal Sunday Times, sarebbero stati spesi diversi milioni di sterline per ospitare gli oltre mille invitati. Auchi, che da oltre vent'anni risiede in Gran Bretagna, vanta amicizie importanti come il Duca di York, o il leader conservatore Keith Vaz. E non è escluso che tra un ballo e l'altro si sia discusso anche di affari: Del resto, come insegna la tradizione mediorientale, è facile stringere accordi davanti a una tazza di tè alla menta: facilita la conoscenza del proprio interlocutore.
Auchi, già principale azionista del colosso bancario francese Bnp Paribas, tramite la General Mediterranean Holdings, avrebbe stretto rapporti anche con l'ex dittatore iracheno. Secondo quanto riportato dalla stampa americana, Auchi aveva fatto parte del partito Baath di Saddam Hussein, identificato come suo cugino dalla stampa internazionale. Negli anni Cinquanta era stato processato assieme all'ex dittatore per essere coinvolto in una cospirazione per uccidere il premier iracheno e in anni più recenti è stato accusato di traffico d'armi per conto di Saddam. Nonostante la decisione di trasferirsi a Londra all'indomani dell'assassinio dei due fratelli da parte del regime, Nadhmi Auchi sembra aver mantenuto legami quantomeno stretti con l'ex dittatore, anche se ora lo si ritrae come un oppositore del partito Baath: Ma si specula inoltre che parte della sua ricchezza derivi dal denaro legato allo scandalo Oil For Food, sul quale la commissione presieduta da Paul Volcker sta cercando di fare chiarezza.

Anonimo ha detto...

nota aguila_2000 :
a proposito di "oil for food "ovvero un affare nato naturalmente dall'embargo creato dagli americani in irak cioe': ole...ale... petrolio a basso costo per tutti !!( ma non era la democrazia il motivo della guerra!!vabbe??)
beccatevi cosa fa la regione a cui i dipendenti wind dovrebbero avere sostegno! chiediamo sostegno??

Milano che beve, Milano che parla. Il pomeriggio di ieri sarà ricordato per la fibrillazione che ha attraversato la città in attesa delle rivelazioni contenute nel rapporto dell'Onu sull'affare Oil for Food. Nove pagine del dossier sono state dedicate agli italiani e alle iniziative "umanitarie" di Roberto Formigoni e del suo amico Mazzarino De Petro. Il rapporto ha confermato che 24,1 milioni di barili sono stati consegnati all'amico di Formigoni che ha incassato più di 800 mila dollari dalla vendita del petrolio. (Dagospia)

Lino De Rosa ha detto...

Non faccio parte del mondo wind pero'conosco omnia network e conosco il loro modo alquanto spregiudicato di gestire i call center,a voi tutta la mia solidarieta'.Omnia Network e una società che non tiene miniamente conto delle esigenze dei lavoratori,almeno questa e la loro gestione al sud che forse si fa piu' forte proprio per l assenza di lavoro.Stipendi flessibili minacce e tentativi di repressione variazioni di incentivi dal giorno alla notte senza alcun preavviso,buste paga indecifrabili con tassazioni imposte senza alcuna spiegazione.Questo e' il mondo omnia network in cui le richieste non hanno fine un mondo in cui si vive forse volutamente di dubbi fino al prossimo rinnovo di contratto,e proprio per questo si fanno incessanti le richieste in sala riguardo le ultime novita' operative,l ingresso di nuove procedura da adottare e la massima intransigenza nel non commettere errori.Ovviamente il lato umano viene del tutto tralasciato e alle richieste di miglioramento delle condinzioni lavorative "un netto non vi sta bene potete anche uscire da quella porta"una beffa dovuta proprio alla conoscenza della realta'lavorativa inesistente sopratutto al sud.Omnia e' una realta' che non smette di stupire in negativo mi auguro soltanto che qualche lume possa anche in maniera minima infondere buon senso da qualche di qualche presunto dirigente.
Distinti Saluti